Giovanni Del Vecchio ha composto questa rapsodia in memoria del nonno Ciro Del Vecchio, che fu "ucciso per mano tedesca" il 9 luglio 1944 (come si legge nell'epigrafe sulla sua tomba).
Ciro Del Vecchio con moglie e sei figli a carico, che nel 1944 avevano dai 17 ai 4 anni, era dipendente delle Ferrovie dello Stato ed era stato trasferito da Caserta alla Stazione di Pisa San Rossore come telegrafista. Esperto in telecomunicazioni, collaborò al funzionamento di Radio Rosa, con la quale i partigiani comunicavano tra loro e probabilmente anche con gli Alleati.
Con questa radio poteva segnalare i movimenti dei tedeschi e dei fascisti rimasti tra la stazione di Pisa San Rossore ed il nord-Italia.
Ma il 2 luglio 1944 i tedeschi vennero a cercare il partigiano Robello, che abitava proprio a Camaiore accanto a Ciro Del Vecchio. Lui fece in tempo a scappare, tirò contro i tedeschi delle bombe a mano che teneva in casa e ce la fece a dileguarsi. Ciro Del Vecchio provò a scappare nel retro della casa ma i tedeschi furono più veloci. Lo ferirono molto gravemente, un proiettile lo trapassò e Ciro rimase in agonia per 7 giorni per poi morire il 9 luglio.
Poi i tedeschi distrussero tutto, buttarono persino delle bombe dentro la sua casa per scovare quella radio, per loro maledetta, che però non c'era più. La partigiana Rosa, moglie di Rubello, l'aveva fatta sparire qualche giorno prima. Fu una donna a fare la spiata ai tedeschi, donna che poi fu processata nel 1947 e condannata a 25 anni per l'omocidio di Ciro Del Vecchio.
Ciro Del Vecchio, nato a Capua il 2 agosto 1902 e deceduto a Camaiore il 9 luglio 1944 è stato riconosciuto dalla Commissione Regionale Toscana Riconoscimento Qualifica Partigiani, il 13 maggio 1946, quale caduto per la lotta di liberazione .
Le lettere sono state scelte dal libro "Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana ( settembre 1943-25 aprile 1945)" - a cura P.Malvezzi e G.Pirelli, Einaudi 2002
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